Lazzaretto come lager

Nel settembre del 1965 l’alluvione si abbatté su Trapani. I quartieri più colpiti quelli popolari attorno Via Vespri, Via Marino Torre, Via Marsala. Moltissimi abitanti si trovarono dall’oggi al domani nella più nera miseria: mobili e biancheria distrutti, senza lavoro, abitazioni inservibili.

Le Autorità locali si mossero, i giornali fecero splendidi servizi, un assessore regionale venne con un codazzo di macchine. I più bisognosi vennero sistemati nelle Scuole di S. Pietro, nelle Serraino Vulpitta e poco dopo ( solo per un periodo transitorio si disse) nell’ex ricovero Principe di Napoli e al Lazzaretto.

A nulla valse l’azione di forza degli alluvionati (a cui peraltro s’erano subito aggiunti i … rivoluzionari della sesta giornata) di occupare gli alloggi popolari del Rione delle Palme.

L’Autorità, giustamente, intervenne e fece sgombrare gli occupanti.

Si disse agli alluvionati condotti al rifugio ed al Lazzaretto che era questione di un mese o due: appena gli alloggi sarebbero stati forniti dei servizi (acqua, luce, fognature – le strade forse no, perché in genera a Trapani le strade non si costruiscono, vedi Rione San Giuliano e Rione Palma) essi avrebbero avuto la casa.

I poveretti, e che altro potevano fare, subirono e passarono l’inverno 65-66 al Lazzaretto ove non c’è acqua, la strada è sotto controllo del mare, la corrente elettrica è a singhiozzo perché le valvole dell’unico contatore saltano appena viene accesa una lampadina in più.

Passò l’estate del 66 e venne un secondo inverno. Le cose stanno ancora come prima anzi peggio. I due mesi, sino ad oggi sono diventai circa diciotto ed ancora nessuno pensa a porre rimedio al grave problema.

I bambini, e vene sono decine, non possono andare all’asilo (perché non si istituiva una sezione distaccata al Lazzaretto?) o a scuola perché il Comune (e, si deve risparmiare!) ha tolto il servizio della macchina che l’anno scorso aveva istituito. Le madri debbono stare con l’animo sospeso per via dei figli che vanno a destra e a manca fra gli scogli col pericolo di cadere in mare.

La luce si stacca ogni momento, l’epidemia di “polacca” ha infierito fra tutti gli abitanti.

Dulcis in fundo qualche tempo fa il vento fece cadere sull’abitato le antenne della radio costiera. E se ci fosse scappata una vittima? Di corsa i responsabili fecero venire i vigili del fuoco a togliere i tronconi delle antenne pericolanti e quelli precipitati, ma gli abitanti presero le loro brave fotografie che mostrano ai visitatori. Già , ai visitatori, perché ormai al Lazzaretto ci si va quasi con una sorta di curiosità.

Ora chiediamo noi: perché gli alloggi popolari limitatamente agli alluvionati non sono stati distribuiti? Perché non si dimostrò la stessa fermezza nel fare sgomberare gli alloggi popolari anche nel 1960 quando furono occupati quelli di San Giuliano? O forse perchéquelle “invasioni” avvennero un mese prima delle elezioni?Abbiamo sentito molti commenti ferocissimi conversando con gli alluvionati di Lazzaretto: hanno ragione!

La più balorda situazione che possa esistere a Trapani: abbiamo degli alluvionati, e nel contempo ci sono degli alloggi pronti dal 1965 che ancora oggi, 1967, non si provvedono dei servizi per distribuirli!

Perché? Ma chi volete che risponda ad una domanda imbarazzante?

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Michele Megale

Michele Megale, è stato ed è un monarchico convinto. Lasciato il Partito Nazionale Monarchico, nel 1957 aderisce al Partito Liberale Italiano e, quindi, nel 1968 alla Democrazia Cristiana. Nelle istituzioni ha ricoperto le cariche di consigliere comunale, assessore e sindaco di Trapani, nonché di Presidente del Luglio Musicale (1975-84-85) e della SAU (1987-90), la municipalizzata dei trasporti urbani. Durante la sua sindacatura ha ricevuto, l'8 maggio 1993, papa Giovanni Paolo II a Trapani.

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