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Giacomo Pilati: ho mangiato le fragole

1 Settembre 2005 by Redazione

Recensione Libro

Il limite più evidente in questa città, secondo me, è costituto dalla vita standard: il raggiungimento del diploma, la ricerca di un posto di lavoro, la fidanzata, il matrimonio e i figli.

Poi, si pensa a fare andare bene a scuola i figli, a diplomarli, a sistemarli e, quindi, è tutto un giro vizioso.

E’ una citta standard: ci sono, cioè, dei canoni prefissati che vengono tramandati atavicamente da padre in figlio, sono dei binari che portano tutti agli stessi obiettivi. Se cerchi di uscire fuori sei fottuto.

Ricordo di avere letto, non moltissimo tempo addietro, un articolo di Giorgio Bocca su Trapani.

In pochissime ore, quel giornalista ha preteso di effettuare un viaggio, non solo geografico, ma anche nel costume, nella mentalità dei trapanesi. Mi sono scandalizzato quando ho visto che ci liquidava con la battuta: “Si fanno i cazzi loro, e basta”. Quella battuta ha molto del vero: i trapanesi si fanno i cazzi loro.

I GIOVANI TRAPANESI

I giovani trapanesi non fanno altro che ripercorrere la strada delle generazioni precedenti.

Sono molti che la pensano in maniera diversa, cioè che vorrebbero cambiare. Ma, forse, “desiderare” è più esatto, perchè c’è, tra volere e desiderare, una differenza che va messa in rilievo: loro desiderano, non vogliono cambiare le cose.

Dopotutto, vengono condizionati dai genitori che dispensano consigli del tipo: “Ma guarda, lascia perdere, pensa a diplomarti e dopo si vedrà, Ma chi te lo fa fare? Fatti i cazzi tuoi”.

Trapani è una città dove fin da piccoli viene insegnato a non rischiare, a puntare sul “27” sicuro, all’impiego. I giovani, quindi aspettano che il destino gli caschi addosso.

I POLITICI

La mia impressione è che non ci siano veri politici a Trapani. Non mi piace usare frasi fatte, però queste, a volte, rendono più dei discorsi costruiti: la città ha quello che si merita.

Questi politici curano i loro interessi, non quelli della città: o, se lo fanno, in genere, è semplicemente per insopprimibile dovere d’ufficio.

Le deformazioni più gravi nella loro attività, a mio avviso, sono quelle tipiche dei trapanesi: ignoranza e grande mediocrità.

Si, perchè il problema è questo: chi siede in Consiglio? Il più delle volte è un ignorante: basta che abbia un certo carisma. E ad avere maggiore carisma, qui, è chi promette “posti”, chi promette vantaggi e compagnia bella. Il politico trapanese è un trascinatore di clientela, tutto qua, un commerciante di voti.

Non è affatto un palazzo di vetro. Nel politico, ripeto, si rispecchia quello che è la cittadinanza: il politico non è altro che un trapanese.

Perchè si mette in politica a Trapani una persona? Ma perchè le piace arrivare! E’ uno dei soliti modi di sprigionare la voglia di arrivare, come fare bene nello studio, nello sport: c’è chi sceglie la politica.

Se tu ci arrivi senza compromessi, in modo libero, hai una coscienza libera, sei coraggioso, hai sfidato determinate regole … le stesse sfide giocherai nel modo di gestire le situazioni più difficili.

Ma è molto caro, allora, salire a certi livelli, soprattutto in politica. Manca il coraggio, il trapanese non è coraggioso. Neanche il politico lo è : lo dimostrano le campagne elettorali basate solo sul clientelismo e non sui programmi e su cose concrete. Non vuole rischiare.

—

(*) Elaborazione di intervista a Giacomo Pilati, riportata nel libro del prof. Salvatore Mugno “Ho mangiato le fragole” – presentaz. di Mauro Rostagno – ed. 1988 Antigruppo Siciliano.

Archiviato in:Anno 2005-09, DOMANI LIBERI, GIORNALE Contrassegnato con: Cultura

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