Trapani, Erice e le Egadi, viste mille anni fa

TRAPANI, 3 APR – In una nostra visita alla biblioteca diocesana che trova ospitalità presso il seminario vescovile di via Cosenza, a Casa Santa – Erice, ci siamo imbattuti in un interessante manuale (“Viaggiatori arabi nella Sicilia medievale” di Michele Amari, tradotto da Carlo Ruta) che tratta di come dei viaggiatori arabi vedevano il nostro territorio, Trapani, Erice e le Egadi, nella loro epoca, il 1100.

Si tratta di un’interessante lettura che, nella brevità dei passi dedicati – all’interno del loro viaggio in Sicilia – alla nostra città, e qui sotto quasi integralmente riportati, ci tramanda di una città ricca, piena di moschee ma … già allora, carente d’acqua.

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(tratto dal racconto di Edrisi, nato a Ceuta in Marocco e che visse in Sicilia dal 1139 per un ventennio)

… In questo porto [Trapani, NdR] si prende una quantità strabocchevole di pesce; vi si tende anco di grandi reti al tonno. Si trae similmente dal mar di Trapani del corallo di prima qualità. Dinanzi alla città giace una salina. Il distretto è grande e vasto, con terreni generosissimi, adatti ad [ogni maniera di] seminagioni, dai quali si cava ubertose produzioni e grandi ricchezze. Trapani racchiude comodi mercati ed [offre] copiosi mezzi di sussistenza.

Presso questa città è la Gazîrat ‘ar Râhib (Favignana), la Gazîrat Yâbisah (Levanzo) e la Gazîrat Malitimah (Marettimo); ciascuna delle quali ha un porto, dei pozzi e delle [boscaglie] da far legna.

Le navi frequentan molto Trapani in tempo d’inverno, per l’eccellenza del porto, la placidità del mare e la mitezza dell’aere.

Da a Trapani a Gabal Hâmid [Erice, ovvero il “Monte di Hâmid”, NdR]  una decina di miglia. E’ montagna enorme, di superba cima ed alto pinnacolo, difendevole per l’erta salita; ma stendesi al sommo un terren piano da seminare. Abbonda d’acque. Avvi una fortezza che non si custodisce, né alcun vi bada. …

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(tratto dal racconto di Ibn Giubayr, nato a Valenza in Spagna e che sbarcò in Sicilia nel 1184)

… Questa città [Trapani, NdR] è poco spaziosa, ha dimensioni non grandi, è cinta di mura, bianca come una colomba. Il suo porto [va noverato] tra più belli e comodi à navigli: e perciò lo frequentano i Rûm, soprattutto qué che debbono far vela per la costiera d’Affrica. Invero fra questa città e Tunis non è che un giorno e una notte di viaggio; e quando spira vento favorevole, non è che una tirata. …

il mare la circonda da tre lati, e la comunicazione con la terra avanza da un posto solo, molto angusto. D’ogni altra banda il pelao spalanca la bocca per inghiottir la città: ed gli abitatori pensano che il mare inevitabilmente la occuperà, e che soltanto potrà avvenire che si prolunghi il termine dé suoi giorni …  Prospera ed agiata è Trapani perl buon prezzo delle cose, possedendo vasto territorio e coltivato.

Gli abitatori sono musulmani e cristiani: ciascuna delle due sette ha i suoi [templii], moschee e chiese.

A picciol tratto dall’istmo, verso levante con declinazione a tramontana, sorge un gran monte, altissimo, vasto, sormontato da una rupe che spiccasi dal resto. … Si dice che qui le donne sian le più belle dell’isola tutta: che Dio le renda cattive dé Musulmani! In questo monte son delle vigne e dé seminatoti: ci fu detto poi che scaturiscono da quattrocento sorgenti d’acqua. Chiamasi Gabal Hâmid. La salita è agevole da un lato soltanto: e però pensano [i Cristiani] che da questo monte dipenda, se Dio voglia, il conquisto dell’isola: e non c’è modo che vi lascin salire un Musulmano. … Maraviglioso è questo paese [per varie qualità sue], tra le altre perché possiede la gran copia di sorgenti d’acqua a che abbiamo accennato; quanto Trapani, [laggiù] nella pianura, non ha altra acqua che di un pozzo [ed anche] lontano. Qué delle case in città, poco profondi, dan tutti dell’acqua salmastra, da non potersi mandar giù.

Abbiam trovate in Trapani le due navi che partono per ponente. Noi vogliamo, se Dio vuole, di imbarcarci in una di esse, quella appunto che va in Spagna …

A ponente di Trapani, discosto due parasanche all’incirca, giacciono tre isole, piccole e vicine fra loro; delle quali una si addimanda Malitimah (Marettimo), l’altra Yâbisah (Levanzo) e la terza ‘ar Râhib (“Il romito”, Favignana), così detta da un romito dimorante su la sommità, in una specie di castello che v’ha. Questo offre luogo d’agguato a’ nemici. Le altre due isole sono disabitate: in questa non vive che il monaco suddetto.

… Noi in questa santa festività [il Ramadân, NdR] facemmo preghiera in una delle moschee di Trapani, insieme con qué cittadini ch’erano, per causa legittima, impediti di andare al musallâ [piazza dove si fa la preghiera pubblica nelle feste maggiori, NdR].

… Soggiornando in questa città abbiam risaputo lacrimevoli casi, che mostrano in qual triste condizione si viva il popolo [musulmano] di quest’isola con gli adoratori della croce, che Iddio li stermini; e in quanta  umiliazione e misera [sian cascati i nostri];  con quanta asprezza adoperi il re per tentare [d’apostasia] i fanciulli e le donne pé quali Iddio abbia decretato la sciagura [d’apostasia]. Il re ha perfino usato violenza contro taluno dé say h di qui, per fargli abbandonare la religione [musulmana]. … tanto perseguitò … che … costui convertì in chiesa una moschea ch’egli possedeva di faccia alla propria casa: che Iddio ci scampi dagli effetti dell’apostasia e dalla conseguenze dell’errore!

… In questi giorni è giunto in Trapani il capo e signore dei Musulmani di quest’isola, il qâyd ‘Abû Hagar … egli mostrò desiderio di vederci … nel quale, svelando le vere condizioni in cui egli vive, e a par di lui [i Musulmani] di quest’isola, a fronte de’ nemici cristiani, [ci raccontò] … «Io ho bramato, egli ci disse, di vender [tutto], e lo stesso la gente di casa mia, sperando che questo ci liberasse da’ guai di qui e ci menasse a soggiornare in paese musulmano» …

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