• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Note Legali
  • Privacy
  • Cookie

AltraTrapani

Quello che gli altri non pubblicano

  • HOME
  • ALTRATRAPANI
    • N. 39 – Novembre 2013
    • N. 38 – Supplem. Paceco
    • N. 38 – Ottobre 2013
    • N. 37 – Settembre 2013
  • LA VOCE INDIPENDENTE
    • N. 32 – Novembre 2007
    • N. 31 – Ottobre 2007
    • N. 30 – Settembre 2007
    • N. 29 – Luglio 2007
    • Aprile 2007
    • N. 28 – Febbraio 2007
    • N. 27 – Dicembre 2006
    • N. 26 – Novembre 2006
    • N. 25 – Ottobre 2006
    • N. 24 – 6 aprile 2006
    • N. 23 – 29 marzo 2006
    • N. 22 – 21 marzo 2006
    • N. 21 – 6 marzo 2006
    • N. 20 – 28 febbraio 2006
    • N. 19 – 20 febbraio 2006
    • N. 18 – 13 febbraio 2006
    • N. 17 – 6 febbraio 2006
    • N. 15 – 30 gennaio 2006
    • N. 14 – 23 gennaio 2006
    • N. 13 – 16 gennaio 2006
  • DOMANI LIBERI
    • N. 16 – Febbraio 2006
    • N. 12 – Dicembre 2005
    • N. 11 – Novembre 2005
    • N. 9 – Ottobre 2005
    • N. 8 – Settembre 2005
    • N. 7 – Giugno 2005
    • N. 6 – Aprile 2005
    • N. 5 – Marzo 2005
    • N. 4 – Febbraio 2005
    • N. 3 – Gennaio 2005
    • N. 2 – Dicembre 2004
    • N. 1 – Novembre 2004
  • CONTATTI

Migrazione: Inferno, andata e ritorno

8 Giugno 2005 by Natale Salvo

“Sul tema dell’immigrazione clandestina si stanno montando inquietanti speculazioni politiche ed operazioni eversive” (Giuseppe Pisanu, Mi-nistro degli Interni). “La lotta ai CPT è uno dei fronti dell’azione anarchica” (prefetto Carlo Di Stefano, capo dell’antiterrorismo). A leggere queste dichiarazioni riportate sulla stampa nazionale pochi giorni addietro (Repubblica, 25 maggio), siamo rimasti sconcertati. L’assunto che chi non ritiene lo strumento dei CPT (Centri permanenza temporanea) sia strumento valido per affrontare la problematica della migrazione sud-nord è, automaticamente, un anarchico, o peggio un eversivo, ci sembra gravissimo e pericoloso. Abbiamo chiesto notizie sui CPT a Nicola Lombardo, esponente trapanese della Rete Antirazzista Siciliana.

Nicola, quali sono le condizioni dei migranti nei CPT, i centri di permanenza temporanei?

“Il deputato regionale Lillo Miccichè prima e le senatrici Acciarini e De Zulueta hanno visitato il cpt di Lampedusa ed hanno costatato l’assoluta inumanità delle condizioni di vita nel campo: cessi senza porte al centro del campo, spazzatura dappertutto, fetore insopportabile, liquami, letti composti solo da un foglio di gommapiuma senza alcun lenzuolo né coperta, direttamente poggiati a terra. Scarsità d’acqua per l’igiene personale. In questi posti dove ufficialmente possono vivere 190 persone sono vissuti più di 650 immigrati contemporaneamente, in quali condizioni è facile immaginarlo. Come definire questo insieme di cose? Un centro d’accoglienza? (N.d.R. risate di sottofondo) Una stalla? Un lager? Per essere come questi ultimi mancano solo le camere a gas o i campi di lavoro forzato.”

A marzo, tu stesso, insieme con esponenti dell’Arci, della CGIL, di Emergency, sei stato a Lampedusa: che impressioni hai ricevuto?

“Quasi sicuramente i migranti non erano stati identificati, non avevano potuto telefonare (il telefono al campo era misteriosamente rotto), non avevano ricevuto la visita di un avvocato, non erano stati informati dai loro diritti, anzi era stato fatto di tutto per tenerli all’oscuro. Erano in pratica dei fantasmi. Tutti noi abbiamo un documento d’identità, che garantisce del nostro essere cittadino, che a sua volta ci impone un miscuglio variabile di regole e libertà. Loro non esistevano. Teoricamente la loro esistenza era affidata ad un elenco nel cpt. Ma questi elenchi non sono divulgati molto facilmente, e quando lo sono rivelano incongruenze micidiali. Tra i deportati dell’Ottobre scorso c’era una percentuale altissima di Mohammed Alì. Come se in una comunità rappresentativa di italiani ci fosse una marea di Mario Rossi. E’ palesemente evidente, che costoro non erano stati identificati”.

Risponde al vero, pertanto, l’affermazione che il Governo italiano opera in barba a tutte le leggi nazionali ed internazionali?

“La legge italiana prevede che il provvedimento d’espulsione sia “individuale”, e cioè che si sia certi dell’identità del migrante, che si valuti se ha i requisiti legali per la permanenza in Italia, e in caso contrario che il trasferimento coattivo alle frontiere venga convalidato da un giudice di pace. Nessuno ha mai visto questi provvedimenti, che essendo atti pubblici dovrebbero essere a disposizione di chiunque. Visto che tutto questo non può essere avvenuto, siamo in presenza di una violazione della legge. Persone detenute in un centro di permanenza temporanea per periodi anche superiori ai requisisti di legge per il fermo di Polizia, che non sono identificate, che vengono arbitrariamente caricate su un aereo e portate arbitrariamente in un paese qualsiasi, la Libia, non sono semplicemente persone trasferite, sono gruppi consistenti di persone che vengono deportate. Queste sono dunque “deportazioni di massa”.

Che fine fanno in Libia?

“Ad Ottobre ci sono già state deportazioni dirette verso la Libia, e si sa (L’Espresso, 24 marzo 2005) che il governo libico ammette ufficialmente la morte di 106 di queste persone durante il trasferimento dall’aeroporto di Tripoli verso le frontiere nel deserto. 106 persone. 1, 2, …. 106 persone. Ufficialmente. Il Governo italiano si è reso complice della morte colposa di questi uomini”.

Archiviato in:Anno 2005-06, GIORNALE Contrassegnato con: Centri permanenza temporanea, Lampedusa, migrazione, Nicola Lombardo, Rete Antirazzista Siciliana

Barra laterale primaria

Vuoi che realizzi il tuo sito Web?

Banner-Goal-Web

Archivi AltraTrapani dal 2004

Cantachiaro

Biblioteca Fardelliana

La Fardelliana, la Cultura, gli interventi

Altri articoli di "Cantachiaro"

Copyright © 2022 · Metro Pro on Genesis Framework · WordPress · Accedi