Un Tweet per il Papa

In queste ore il mondo intero è scosso da una notizia inattesa e incredibile, Benedetto XVI si dimetterà il 28 febbraio alle ore 20,00. su tutti i social network i commenti si sprecano, ognuno dice la sua.

Davanti ad un annuncio come questo bisognerebbe solo rispettare tale scelta, anche esprimento il proprio dispiacere o al limite il proprio apprezzamento, ma sempre con rispetto per la guida spirituale della chiesa, che sicuramente non ha preso una decisione così grave, a cuor leggero.

Cattolici e non, dimenticano spesso che la Chiesa si fonda su Cristo mentre l’istituzione è fatta di uomini, e spesso si finisce col confondere il ministro con il ministero che ricopre.

L’operato del Papa è guidato dallo Spirito Santo ma il Papa è comunque un uomo, fatto di carne. Si può comprendere quindi lo stato d’animo di un uomo di quasi 86 anni, affannato nel corpo, che si ritrova a guidare la chiesa in un periodo così difficile, dove il cattolicesimo e il cattolico (quello vero, non quello che risulta dai certificati di battesimo) è diventato scomodo e antipatico.

Un cattolicesimo che difende le proprio credenze senza chinare la testa davanti a interessi, scelte di convenienza o popolari, la gente si scaglia contro la chiesa e contro i cattolici. Ma la chiesa non può fare a meno di dire le cose che dice perché dette alla luce della parola di Dio. Chi dice il contrario, ahimè, non conosce le radici di queste convinzioni e parla sulla base delle proprie convinzioni soggettive, dell’io penso e dei sentito dire.

Che sia condivisibile o meno tutto ciò però, a parere di molti, i cattolici non hanno il diritto di esprimersi riguardo ai maggiori temi che riguardano l’Uomo. E bisognerebbe capire perchè. Non sono forse cittadini come gli altri? Da cittadini non possono esprimere le proprie opinioni e difendere le proprie idee?

Il Papa si ritrova ogni giorno a combattere con il peso dell’umanità sulle spalle, consapevole che qualunque cosa faccia qualcuno lo criticherà, probabilmente adesso non ha più la forza per portare avanti tale compito ed è consapevole della necessità per la chiesa di avere una guida sicura.

Molto umilmente fa un passo indietro, perché ciò che conta per lui è il bene della Chiesa, della Chiesa tutta. L’uomo Ratzinger accetta la sconfitta ma così facendo lascia che a vincere sia Cristo.

Sorge spontaneo pensare ai molti politici, anche a quelli che oggi si sono detti sconvolti, che dovrebbero prendere esempio.

Sarebbe auspicabile se, non per rispetto del ruolo che ricopre almeno per rispetto all’uomo, indifferentemente dal proprio credo, si usino per una volta i social network per un gesto di solidarietà e civiltà, inviando a Benedetto XVI un messaggio di conforto e solidarietà.

Che il papa capisca che non tutto è stato vano e magari, per chi crede, accompagnarlo a una preghiera per il Santo Padre.

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