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Vi racconto il Maestro Campo

12 Dicembre 2006 by Natale Salvo

Favignana, in una vera e propria colonia di omonimi, vive ed opera Antonino Campo, di professione scultore.
La sua casa, ai bordi di una cava dismessa, è un vero e proprio museo permanente dove raccoglie, in attesa di esporla, la sua esposizione artistica, realizzata lavorando i blocchi di tufo, da cui ricava piccoli capolavori che sembrano collocarsi a metà strada fra la scultura classica e l’artigianato, ma che egli definisce, per modestia, come una sorta di ricordi dell’isola destinati all’arredo di civili abitazioni.

Ha 69 anni ben portati, gran parte dei quali – ci rivela – spesi  a fare il muratore o, più esattamente, a gestire una piccola impresa edile. Ha cambiato mestiere, ma non la materia prima su cui ha sempre lavorato, i blocchi di tufo. Se ne fa quasi un vanto personale, anche per dimostrare che nella maggiore delle isole Egadi, oltre all’attrattiva turistica di un mare incontaminato e di una cucina mediterranea a base di pesce tra le più raffinate, c’è dell’arte come espressione della cultura isolana.
Deve la scoperta della sua vocazione ad un certo “zu Sarino”. 
E’ lui che lo ha iniziato alla scultura, rimasta sempre legata, anche dopo quasi mezzo secolo di attività, all’isola e alle sue molteplici forme di vita. Creando opere che riescono ad unire al gusto del moderno, anche nelle sue punte più stravaganti, il rispetto per l’equilibrio classico. Ne è testimonianza soprattutto la sua produzione più recente, quella che gli è valsa una certa notorietà e perfino gli onori di alcune recensioni.Spesso allestisce delle mostre, ma per lo più espone le sue opere in un piccolo locale a due passi da piazza Madrice. Le porge ai passanti con discrezione, spesso accompagnando la sua offerta con generose descrizioni delle sue tecniche di ricerca e di lavorazione. Lui ne parla con una punta di orgoglio e, quasi per riconoscenza versa la realtà che le ispira, ricorda che la maggior parte di esse evoca bellezze naturali dell’isola od oggetti di uso comune: comignoli, barche a vela, farfalle che richiamano le fattezze di Favignana, lanterne, mulini, pesci, ma anche statuine nate dalla elaborazione di modelli classici.

Tante piccole opere realizzate con forte senso plastico ed inventiva, talvolta stilizzate, ma pur sempre espressione di un’arte prevalentemente figurativa e soprattutto spontanea che, con ammirevole sintesi, egli ama definire la “civiltà dell’abitare”.

Intimamente si compiace che i suoi concittadini lo chiamino maestro o, per eccesso di deferenza, addirittura professore. Ma seppure non ha frequentato l’accademia, sono titoli, questi, che in qualche modo gli spettano ormai di diritto dal momento che da alcuni anni a questa parte di tiene, nell’ambito delle iniziative culturali promosse dal Comune di Favignana, anche piccole lezioni ai ragazzi dell’isola, cui spiega con competenza professorale la ge-nesi della pietra calcarea, le tecniche di estrazione, la sua duttilità, i suoi possibili impieghi, con frequenti e dotte escursioni nella storia e nell’archeologia isolana.

Per lo slancio con cui ne parla, Antonino Campo sembra amare il suo tufo di un amore intenso, e non solo per la ragione prosaica che gli dà da vivere.
Te ne accorgi quando lo descrive, pur allo stato di materia informe, “una pietra luminosa e affascinante”, o quando ti racconta che sognava già da bambino di poter ricavare da quella pietra dura e compatta figure plastiche che avessero dignità di arte figurativa. Arriva a dirti che riesce immediatamente ad intuire l’opera da realizzare non appena inquadra un blocco di tufo.

Che lui continua a ricercare, con la passione di sempre, perlustrando palmo a palmo le gallerie e i cunicoli delle cave ormai abbandonate, selezionando ogni singola pietra da scolpire in base ad una conoscenza, una pratica ed una tecnica di cui a Favignana lui rimane l’impareggiabile depositario.

Archiviato in:Dicembre 2006, GIORNALE Contrassegnato con: Antonino Campo, Arte, Favignana

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