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Biblioteca: i privati si fanno avanti

2 Febbraio 2005 by Natale Salvo

Sulle pagine dello scorso numero di dicembre di “Domani Liberi” denunciavamo il “trattamento” di circa 14.000 volumi e di un’emeroteca della biblioteca comunale che, dal 1994, si trovano “temporaneamente” in uno scantinato dei servizi sociali di Trapani, a Cappuccinelli, lì abbandonati, preda di umidità, scarafaggi e, magari, topi.

Oggi, con piacere, “scopriamo” che da alcuni mesi, nel silenzio, alcune associazioni si sono fatte avanti e chiesto “formalmente” all’Amministrazione Fazio di acquisire il fondo librario dell’ex-Centro Servizi culturali.

Il progetto di Tommaso De Siena, presidente del “Circolo Culturale Manzo”, e di Antonella Russo, presidente della “Galleria Agorà”, ora riuniti nella “scrl Liberamente”, richiede, anche, la concessione, da parte del Comune, dei locali della palestra dell’ex-Scuola media De Rosa, nel rione Cappuccinelli, per riattarli ed utilizzarli come “biblioteca privata” aperta al pubblico.

Il presidente della cooperativa “Liberamente” in un comunicato stampa diramato lo scorso 18 gennaio, nel riportare la cronistoria della propria iniziativa lamentava, tuttavia, come la proposta si trovasse «sottoposta al vaglio della Amministrazione» da mesi, senza aver ottenuto alcuna risposta, né positiva e né negativa.

Noi pur accogliendo lo spirito generale dell’iniziativa, che è, ovviamente, quello di poter rendere nuovamente fruibile il fondo librario, nonché la formazione e lo sviluppo culturale delle aree periferiche della Città, riteniamo che la soluzione al problema possa essere un’altra.

Non recita forse l’art. 3 dello Statuto comunale che un obiettivo fondamentale del Comune è quello di «Conseguire lo sviluppo della persona umana e l’eguaglianza dei consociati, attraverso il superamento degli squilibri economici, culturali e sociali esistenti nel territorio comunale»? Nonché quello di «Promuovere una confacente politica di socializzazione attraverso iniziative culturali…»?

Benissimo, se, allora, il Comune è dotato di sei centro sociali (Fulgatore, Rilievo, Villa Rosina, via Conte A. Pepoli, Via Santa Maria di Capua, via Nunzio Nasi) perché non “decentrare la cultura”, non trasformare i centri sociali da meri centri ricreativi per anziani (bische clandestine e balere, insomma) in centri socio-culturali privi di “barriere anagrafiche”?

Perché non inserire in ognuno di tali Centri una parte del fondo librario e dell’emeroteca dell’ex-Centro Servizi culturali, un internet poit, una ludoteca ed un dopo-scuola per i più piccoli?

Poi si potrebbe assegnare la gestione di tali spazi ad appositi operatori muniti di quelle professionalità adeguate (assistenti sociali, bibliotecari, insegnanti).

Forse avremmo creato un vero centro di aggregazione e sviluppo culturale, anche inter-generazionale.

Sulla vicenda, Michele Megale condanna le amministrazioni che, nel tempo, sono state dormienti: «Sembra proprio essere vero quello che ho scritto su altro argomento: Palazzo D’Ali ha cambiato nome. Adesso è Palazzo Babbiu».

Archiviato in:Anno 2005-02, GIORNALE Contrassegnato con: Biblioteca

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