Cerchiamo di ascoltare qualcuno degli abitanti.
Padre Franco ci spiega come un duro colpo al quartiere sia stato inferto dalla «chiusura delle aule delle classi elementari e medie che erano allocate nel quartiere, perché rappresentavano un positivo centro d’aggregazione e socializzazione».
Resta solo la Chiesa, ora. Col proprio corso di catechismo, col proprio piccolo oratorio, con un tavolo da tennis tavolo e qualche biliardo. Ed il proprio centro d’ascolto.
«Ci vuole che il quartiere esca dalla mentalità dell’assistenzialismo – afferma padre Franco – Oggi, invece, si cerca e si trova spesso solo il tizio che ti risolve il problema immediato».
Padre Franco, ed i volontari della Parrocchia, si adoperano, invece, per cercare, ove possibile, di trovare risposte più solide «abbiamo inserito qualche persona più bisognosa e volenterosa nella cooperativa di lavoro della Caritas diocesana. In un altro caso abbiamo indicato la strada a chi, pur avendone il diritto, non sapeva come accedere ad un posto di bidello».
Il parroco è consapevole che quel che si fa è insufficiente. Ci vorrebbero degli insegnanti per attivare un corso di doposcuola, ma non si trova alcun volontario. Per il centro d’ascolto sarebbe opportuno poter disporre di figure professionali, ma, per ora, non ci sono.
Ringraziamo padre Franco per quanto fa per la Comunità e ci lasciamo il quartiere alle spalle, convinti, invece, che ad essere assente è il Comune che potrebbe, ad esempio, utilizzare i garage al piano terrano dei condomini per sistemarvi dei servizi, un laboratorio d’arte, o magari proprio quel dopo-scuola che manca ..