Sogni di Natale, per il sindaco Fazio

TRAPANI – Le Ferrovie a Trapani son entrate in tutti i discorsi cittadini – Tra passaggi a livelli che raddoppiano, binari che, magari, s’interrano, e stazione che si trasforma in un teatro.

Leggo su un quotidiano locale (TrapaniOk 02/12/2003) una piccola notizia che attira la mia attenzione relativa al riconoscimento del Luglio Musicale come teatro di tradizione.

Poiché un teatro di Tradizione, però, ha bisogno di un’adeguata struttura che non può continuare ad essere lo spazio all’aperto della Villa Margherita né il teatro dell’Università, pare che il nostro sindaco si sia lasciato sfuggire un’idea fantastica: sfruttare la vecchia stazione nel caso in cui dovesse essere abolita.

Pensando alla stazione d’Orsay di Parigi, trasformata in un grande museo, in una vera e propria stazione dell’anima, l’idea anche se di dimensioni molto più ridotte , non è niente male e mi induce a fantasticare.

E vedo già un palcoscenico, per la verità non so ben collocarlo nello spazio dell’attuale stazione, e sento già una musica che potrebbe coinvolgere i passeggeri dell’anima, di chi cioè veramente è innamorato di questa musa. Un brusio sommesso e i sorrisi delle migliori occasioni, saluti lanciati sottovoce, e pure qualche ‘oh’ di meraviglia.

‘Ciao, come stai’, strette di mano e baci sulle guance. Colleghi. Amici. Vecchie conoscenze adolescenziali incontrate per caso e chissà come… ‘Vi conoscete…?’ ‘Sì, forse, tanto tempo fa… La gioia è contagiosa, e coinvolge come le emozioni.

Cammino sul tappeto rosso alla ricerca dei posti; con un po’ d’imbarazzo, come sempre, quando si tratta di far alzare qualcuno per andare a sedersi. Il teatro/stazione non è ancora del tutto pieno, ma non manca molto.

Mi siedo, inaspettatamente piuttosto vicino al palcoscenico, di fronte al quale sono già disposti a semicerchio sedie e leggii per i musicisti. Sulla sedia trovo il programma.

Sopra di me la volta centrale della stazione lancia tenui riverberi color turchese da un cielo un po’ sbiadito, che fa ricordare il vecchio luogo di partenza; gli fanno corona diverse luci .. Il brusio, nell’ambiente, è quello ciarliero e un po’ sfacciato delle grandi manifestazioni musicali. Un applauso isolato chiama la scena; non ha alcun seguito, ma il chiacchierio si attenua, nella sospensione tipica dell’attesa.

All’improvviso, i drappi color porpora che coprono gli accessi al coro si scostano, e ne escono diversi giovani, tutti vestiti in nero; gli uomini in camicia e le ragazze in abito corto e camicetta.

Suoneranno Mozart e Rossini, stasera, e lo faranno bene da mozzare il fiato. Si presentano all’applauso – calorosissimo – con un inchino grazioso ed elegantemente coordinato, e siedono molto compostamente, con un cerimoniale degno della migliore orchestra da camera. Il clarinetto guida, e con il suo ‘la’ formale ed un sorriso infonde palpabilmente coraggio. L’intonazione arriva armoniosa. Il silenzio, adesso, è perfetto.

E il Flauto Magico di Mozart irrompe nel nuovo teatro e nella mente, con tutta la gioiosa allegria del più estroso e geniale compositore di tutti i tempi. Il solito applauso isolato chiama la scena, e il chiacchierio si acquieta, riducendosi ad un brusio diffuso e indistinto. L’applauso si smorza molto correttamente, e mentre il clarinetto intona il ‘la’, il contrabbasso lo segue con una serie di note e di aggiustaggi; tutti gli altri si alternano a confermare la loro intonazione.

Ed è Rossini, adesso, ad appropriarsi con impeto della scena e delle menti, con gli ottoni che lasciano subito un’impronta indelebile della loro presenza, e il clarinetto che dipinge con aria romantica gli spazi lasciati liberi dalla loro vitalità ritmata e prorompente.

E d’improvviso, ad un ritmo travolgente che ricorda la tarantella napoletana, il leit-motiv dell’opera: introdotto con delicatezza dal clarinetto e dall’oboe, viene ripreso dagli ottoni, che lo fanno proprio in una carica irresistibile. E’ troppo nota e troppo orecchiabile questa ouverture, per non suscitare il desiderio di seguirne il ritmo anche fisicamente e di canticchiarne irrispettosamente il motivetto… un desiderio represso a fatica, in mezzo ad un pubblico sorridente, sotto alla volta stellata di un romantico Teatro /Stazione.

C’è tutto il sole dell’Italia , in queste armonie brillanti e cariche di gioia di vivere, e la forza dirompente di entusiasmi antichi. L’applauso a scena aperta mi riporta presto in una dimensione più umana, più vera, più reale.

Il concerto ha fatto dimenticare al sindaco Fazio che la stazione di Trapani, insieme a quella di Palermo, Notarbartolo, Agrigento e Caltanissetta rientra nel progetto Pegasus della rete Ferroviaria Italiana, che prevede un restauro architettonico, funzionale anche in prospettiva commerciale i cui lavori dovranno iniziare entro il 2004 per una spesa di circa due milioni e cinquecentomila euro.

In pratica la stazione rimarrà un vero luogo d’arrivi e partenze di treni, ma se l’ informazione è esatta il sindaco Fazio, in vista delle feste natalizie, ci ha voluto regalare questo grande sogno. Non tutti i cittadini, però, credono ai sogni!

Antonella

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